“Zes unica crea apprensione: se ne assumano responsabilità”

Nota dell’assessore alle Attività Produttive, Antonio Borelli

Doveva essere la svolta nelle politiche per lo sviluppo del Mezzogiorno dal 1 gennaio 2024. In realtà, la Zes Unica partirà salvo imprevisti l’1 marzo, sostituendosi alle otto aree Zes designate tra cui quella della Calabria. Per ora solo un piccolo ritardo per via della Struttura di Missione centralizzata, non ancora pronta per adempiere ai suoi compiti, tant’è che si è dovuto ricorrere alla proroga degli attuali commissari delle singole Zone regionali per evitare una vacatio che avrebbe creato non pochi problemi.

Un quadro, questo, che ci dà ancora una volta la misura della complessità della materia con cui abbiamo a che fare e che crea al contempo una certa apprensione.

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Preoccupa che un’unica Zes, con tutti i territori regionali dentro, inneschi una dinamica di concorrenza tra i territori stessi nella quale chi è debole ha più probabilità di restare al palo. Ma anche all’interno di ciascun territorio potrebbero innescarsi dinamiche negative. In precedenza, infatti, l’autorizzazione unica veniva emessa solo per gli investimenti produttivi realizzati all’interno di agglomerati definiti come retro porti, porti, agglomerati industriali, aeroporti e retro aeroporti: zone ben circoscritte per creare condizioni ottimali in termini economici, finanziari, amministrativi ma anche di sicurezza, visto che il contrasto alla criminalità su un polo concentrato di attività produttive può, in teoria, essere più agevole – in teoria perché le recenti intimidazioni agli stabilimenti Callipo, collocati nella Zes lametina, dimostrano che siamo ancora lontani dall’obiettivo. In ogni caso, resta il fatto che l’impostazione adottata fin qui viene oggi vanificata da una Zes unica che guarda ai territori regionali nella loro interezza generando molti interrogativi sia sul piano amministrativo, sia sul piano economico e finanziario.

Il primo punto è quello che ci tocca più da vicino come Amministrazione Comunale. C’è l’impegno, da parte del governo, di mantenere i profili di semplificazione amministrativa che le otto Zes avevano predisposto nel loro modello. Ma ci chiediamo come e quando sarà possibile mettere in piedi una macchina amministrativa capace di sostituirsi a tutti i Comuni del sud e ai loro sportelli Suap per portare avanti lo snellimento burocratico? È pur vero che è prevista la creazione dello sportello Sud Zes, ma non si sa ancora come e con quale tempistica sarà attivo. In tale condizione non vorremmo doverci trovare dal 1 marzo a dover gestire in emergenza insediamenti industriali complessi senza i necessari strumenti operativi e normativi compreso il personale addetto.

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Per quanto riguarda poi l’autorizzazione unica, sappiamo che una delle caratteristiche della Zes è la possibilità di derogare alle previsioni di una serie di strumenti, compresi quelli urbanistici. Un principio senz’altro condivisibile rispetto alla filosofia che sottende le Zone Economiche Speciali ma a condizione che esse siano circoscritte e quindi caratterizzate in un certo senso da una eccezionalità di scopo. Ma cosa succederà quando ad agire sarà la Zes Unica del Mezzogiorno? Che ne sarà delle politiche urbanistiche pianificate dai singoli Comuni? Dovremo convivere tutti con pianificazioni sottoposte costantemente a una sorta di spada di Damocle che potrebbe stravolgerle? Chiunque è in grado di comprendere che non sono interrogativi da poco.

Com’è evidente, ci sono molte e fondate ragioni per guardare con preoccupazione alla Zes unica. Ragioni cui si aggiunge la consapevolezza che le dimensioni raggiunte dall’UE sono oramai tali da comprendere anche territori ben più in difficoltà sul piano dello sviluppo rispetto al nostro Mezzogiorno. Consapevolezza che ci aveva portato a proporre in questa lotta contro il tempo anche per la nostra città l’istituzione di una nuova area Zes a Germaneto ancorata a nuovi drivers di sviluppo quali la conoscenza e il sapere. A margini della nuova strategia sul tema della Zona Economica Speciale non si può non invocare un dibattito serio e approfondito sul tema. Un confronto nel quale ciascuno si assuma alla luce del sole la responsabilità delle scelte, secondo i compiti che l’ordinamento gli attribuisce: dal governo centrale, fino ai Comuni. Il nostro punto di vista è chiaro e sentiamo di denunciare il pericolo di un percorso che, se non allineato, potrebbe compromettere il lavoro delle amministrazioni locali e soprattutto gli investimenti prospettici sui nostri territori.

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