Università e aeroporti: tra giuste cause e capi-campanari

In principio era il calcio, laddove la supremazia si consuma nell’arco di 90 minuti o di un campionato. In Calabria come in Toscana, Umbria, Puglia o dovunque ogni comunità pretende di primeggiare fosse anche per un gol più del ‘vicino’.

Purtroppo non è solo questo. La guerra dei campanili si combatte anche su altri fronti e poichè la nostra regione è terra debole ed amara, finiscono in questo calderone anche legittime pretese e rispetto di ruoli che altrove invece non hanno neppure modo di essere concepiti.

In tutto questo l’anello debole è Catanzaro, cerniera geopolitica di evidente importanza ma erosa nel tempo da un persistente lavorìo ai fianchi

Diventa campanile rivendicare la denominazione di un aeroporto, anomalia nazionale di immediata evidenza per riferimento nominale; diventa campanile difendere l’unicità di un ateneo punto di riferimento storico degli studi di medicina; diventa campanile pretendere una sede della Tv pubblica come nel resto delle regioni.

Questioni animate e dibattute finora dai singoli (perchè solo loro?), da associazioni (ultimi baluardi di resistenza civica) e da qualche partito politico (attento a non far male alle logiche del sistema).

Ma oggi tante maschere stanno cadendo e tanti personaggi di primo piano cominciano a parlare apertamente di questioni fino ad ora ‘proibite’ per non disturbare i manovratori.

I tanti problemi distraggono le masse, e questi casi rappresentano il momento propizio per i passi più azzardati, le mosse più spavalde.

Depotenziare una città a favore di un’altra è politica inaccettabile a qualsiasi livello. Lo sviluppo si costruisce sull’arricchimento del territorio, non sul suo impoverimento. 

Chi sta ai vertici deve saperlo bene. Altrimenti anziché un leader resta si un capo, ma un capo-campanaro.

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