di Aldo Costa*
Con l’avvicinarsi delle consultazioni amministrative per l’elezione diretta del Sindaco e per il rinnovo del Consiglio Comunale della Città di Catanzaro si riapre il dibattito sul ruolo culturale del capoluogo di Regione. Non ci dovrebbe esser alcun dubbio sul fatto che nel nostro territorio siano presenti tutta una serie di fattori che dovrebbero essere utilizzati nel modo migliore, anche attraverso un corretto uso dei finanziamenti regionali e comunitari.
Non credo sia il caso di soffermarsi, in questa sede, sull’importanza di valorizzare le molteplici risorse culturali della nostra regione, spesso poco note agli stessi calabresi. Ma appare ovvio che debbano essere compiuti tutti gli sforzi per un’offerta variegata delle enormi potenzialità che passano dal patrimonio antropologico a quello archeologico, da siti turistici meravigliosi a location strepitose per ogni tipo di eventi, dalle eccellenze eno-gastronomiche all’impagabile binomio mare/monti e via dicendo.
Sul punto ritornerò in altra occasione ma, ora, entrando subito nel merito, limitando il mio intervento alle tematiche culturali, credo sia innegabile riconoscere che la nostra Città oggi sia dotata di una serie di prestigiose strutture che rendono possibile la realizzazione di qualsiasi genere di spettacoli, mostre, concerti, festival, ecc.
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Ricordo ancora quando con un gruppo di giovani professionisti fondammo negli anni ‘80 la Cooperativa Culturale Nuova Ipotesi ed eravamo sempre alla disperata ricerca di spazi idonei ed utilizzabili per programmare le nostre iniziative, fino a quando con un atto di coraggio legato all’incoscienza degli anni ruggenti, impegnammo tutte le nostre personali risorse per prendere in gestione il vecchio Teatro Masciari, diventato negli anni un frequentatissimo cinema a luci rosse, lasciato colpevolmente in uno stato di assoluto degrado da miopi amministratori lontani dai bisogni culturali, ma vicinissimi agli interessi urbanistici, che ancora cercano di riverniciarsi per far dimenticare il loro trascurabile passato.
Ed anche da Vice sindaco ed Assessore alla Cultura sul finire degli anni ‘90, in attesa della conclusione dei lavori di opere pubbliche essenziali, ma ferme da troppi anni (Teatro Politeama, Complesso San Giovanni, Auditorium), rammento che bisognava inventarsi i luoghi più disparati (Galleria Mancuso, teatro tenda in Piazza Prefettura, ex mattatoio, ex mercato coperto in Via Daniele, et alii) per garantire l’effettuazione delle manifestazioni, recuperando anche l’utilizzo dello Stadio Ceravolo per i concerti estivi.
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Ora, non solo per fortuna, la situazione è completamente cambiata, oltre alle strutture sopra indicate, la Città offre altri importanti spazi che sono stati creati o rinnovati nel corso degli anni: dal Parco della Biodiversità al Marca, dal Musmi al Museo Diocesano, dal Museo Archeologico Numismatico al Museo del Rock, dalla Biblioteca “De Nobili” al Teatro Comunale, dal Supercinema agli spazi espositivi ex Stac, sino al vicinissimo Parco Archeologico Scolacium ed all’area fieristica di fronte alla stazione ferroviaria del quartiere marinaro (spero di aver citato almeno i più importanti).
Nella mia vita parallela di avvocato e di operatore culturale, come mi piace definirmi, ho da tempo lanciato la proposta, che spero possa trovare accoglimento nel programma del prossimo Sindaco, di qualsiasi schieramento faccia parte, della creazione di un distretto culturale a Catanzaro, che prenda spunto da quella che fu l’invenzione dell’economista americano Alfred Marshall riferita ai distretti industriali, che possa consentire, una volta per tutte, l’avvio di un modello di sviluppo locale basato sulle attività culturali per favorire la crescita sociale ed economica della nostra comunità. E’ stata sempre la mia personale battaglia sin da quando sostenevo, con altri indimenticabili amici, che bisognava bombardare la Città con mille iniziative per scuoterla dal torpore e dall’indolenza cui era destinata per evidenti ragioni politiche, ma anche per proprie, personali colpe. Ne riparleremo.
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La cultura, dunque, come risorsa imprescindibile per la promozione e lo sviluppo dei territori mettendo in rete musei, teatri, istituzioni pubbliche e private, festival, scuole, università, ecc. Per ripetere una felice espressione di Sacco e Pedrini, due attenti studiosi che si sono occupati del tema, “il distretto culturale come cluster di attività e come progetto dove la concentrazione di attività culturali sia il frutto di una policy per dare lustro all’area interessata e per dare valore economico al nuovo processo creativo”.
Un altro eccellente studioso Pietro Valentino, docente universitario di economia urbana, forse il maggiore esperto della materia, in un prezioso saggio su “I distretti culturali. Nuove opportunità di sviluppo del territorio”, ha chiarito che “il distretto è un sistema, territorialmente delimitato, di relazioni che integra il processo di valorizzazione delle dotazioni culturali, sia materiali che immateriali, con le infrastrutture e con gli altri settori produttivi che a quel processo sono connesse.
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Le risorse o dotazioni culturali che possono essere valorizzate nella forma di distretto hanno varia natura essendo costituite: dai beni e dalle istituzioni culturali; dal patrimonio demo-etno-antropologico; dallo spettacolo dal vivo; dalla produzione di arte contemporanea; industria cinematografica, quella multimediale e televisiva; dai prodotti tipici locali; dall’industria della moda e del design; da eventi . . . La realizzazione di un distretto ha l’obiettivo, da un lato, di rendere più efficiente ed efficace il processo di produzione di cultura e, dall’altro, di ottimizzare, su scala locale, i suoi impatti economici e sociali”.
Sembra che Valentino abbia pensato proprio alla nostra area territoriale. E’ lapalissiano, però, che il sistema prospettato necessita di una chiara strategia di gestione, che veda partecipi i vari stakeholders locali come i rappresentanti degli enti territoriali, le associazioni culturali, le forze sociali ed imprenditoriali, le istituzioni scolastiche ed universitarie, le banche, la Camera di Commercio, per definire “un sistema reticolare spazialmente delimitato come un mosaico costituito da diverse tessere”.
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Ed allora, se aggiungiamo alle strutture sopra indicate la presenza oramai consolidata di importanti eventi (Magna Graecia Film Festival, Festival d’Autunno, Festival Armonie d’Arte, Catanzaro Jazz Fest, Cineteca della Calabria, Materia Independent Design) e la prossima apertura dell’area fieristica e degli studios della Calabria Film Commission a pochi chilometri da Catanzaro, oltre alla realizzazione del parallelo Distretto del Cibo già in fase avanzata nell’area del Medio Jonio Catanzarese e della Valle del Crocchio, ci si rende facilmente conto che la creazione di un distretto culturale non rappresenta un volo pindarico, il solito sogno irrealizzabile delle nostre periferiche contrade ma la concreta possibilità di realizzare un qualcosa di esaltante, proiettato nel futuro ed estremamente originale nel contesto nazionale.
Anche nella mia nuova veste di Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Catanzaro cercherò di stimolare una costante collaborazione con la Fondazione UMG e con l’Università degli Studi “Magna Graecia”, almeno in alcuni corsi di studi, oltre che con il Conservatorio di Musica, per dare risposte concrete ad una Città Universitaria che necessita di altre offerte formative compatibili con il nascente distretto culturale.
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Un’altra entusiasmante scommessa è rappresentata dalla creazione tra le istituzioni sopra indicate e la Fondazione Politeama, con la partecipazione del Comune e della Provincia di Catanzaro, del Politecnico delle Arti del Mediterraneo, che rappresenterebbe un altro valore aggiunto a quanto finora prospettato con la possibilità di dare vita ad una serie di attività complementari, di produzione e formazione, a quelle degli enti che vi aderiscono. Infine, la Fondazione Politeama, d’intesa con l’Istituto Superiore di Studi Musicali “Tchaikovsky”, in attesa della trasformazione dello stesso in Conservatorio statale, ha presentato al Mibac la domanda per la creazione di un’ICO – Istituzione Concertistica Orchestrale, che diventerebbe così la prima orchestra regionale in una terra che ne è sempre stata storicamente priva.
In conclusione, di fronte a questo compiuto scenario, per usare un linguaggio teatrale, certamente incompleto per qualche naturale dimenticanza, a me pare che la costituzione di un organico e strutturato distretto culturale, che metta in rete il tutto, sia l’unica prospettiva interessante e realizzabile per chi dovrà affrontare la questione culturale a Catanzaro, incoraggiando la partecipazione attiva dei vari soggetti interessati e coinvolgendo esperienze e professionalità pur presenti sul territorio, in un’azione corale e trascinante che possa concorrere a ridare un ruolo decisivo ad una Città ancora alla faticosa ricerca di una chiara e definita identità.
*Presidente Accademia Belle Arti Catanzaro, Direttore Generale Fondazione Politeama
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