Tra provocazioni fallite e voglia di festa: una giornata da ricordare

Tra verità reali, presunte, accuse reciproche, gesti poco nobili, quel che resta del derby tra Catanzaro e Crotone è senza dubbio la giornata vissuta in città.

Una bellissima giornata, come non se ne vedevano da tempo. Una giornata ufficialmente iniziata la mattina presto di domenica, ma emozionalmente attesa da almeno 24 ore prima. In città sabato non si parla d’altro.

Tutto si ferma: i problemi, il traffico, il caro bollette. E se anche provi a distrarti con una bella passeggiata fronte mare, uno stridio di sirene ti riporta all’Evento, quello con la e maiuscola. Intorno alle 19 il Crotone calcio arriva in città, alloggiando in un noto albergo sul lungomare ed è più la curiosità per un così ampio dispiegamento di forze dell’ordine che per la squadra rossoblu, civilmente snobbata e non disturbata da chi passa da li.

I timori di un ritrovo di tifosi giallorossi sotto l’hotel – visto che a Lido ci sono anche gli ultras insieme ai fratelli di Brescia e Firenze – lasciano il posto all’organizzazione per il giorno dopo. Orario e luogo di ritrovo studiati minuziosamente come prima delle partenze, intelligenti, per le vacanze. Sui social scorrono nomi di ristoranti e bar dove incontrarsi, specie con chi, dal Nord, è sceso appositamente per la partita.

PARCO DELLA… VITTORIA

E, tra i posti, più gettonati c’è il parco delle biodiversità. Ampio parcheggio, vicinanza allo stadio, clima giusto di calma, apparente, prima del match. Con un solo pensiero in testa a tutti: la vittoria. Ne parlano tutti seduti sulle panchine a degustare panini con la soppressata all’ora che di solito si sorseggia un buon caffè. La squadra è forte, ce la possiamo fare, ma mentre pensi questo nella voliera del parco un gufo si avvicina a un’aquila e il presagio che sa di sventura ti fa allontanare per sposarti dai più pacifici cigni. Se poi arrivi alla zona dei cervi speri che gli stessi non abbiano qualcosa in comune con l’arbitro. Pensieri, tanti, speranze di più. Col giallorosso a fare da cornice anche nei piatti di morzello che il bar propone agli avventori.

AMORE SACRO E AMOR PROFANO

Il bar del parco, ma non solo. Molte infatti le trattorie che, di buon mattino, hanno messo a disposizione, il piatto tipico che, come tradizione vuole, va consumato nel bel mezzo della mattina.

E mai come questa volta l’orario è giusto perché allo stadio bisogna entrare presto e per una volta si rinuncia volentieri al pranzo della domenica. Il brunch alla catanzarese d’altronde è altrettanto succulento e poi fa tornare alla mente quel rito che, nei tempi d’oro, aveva delle regole precise. Morzello, vino, caffè e “nchianata” verso lo stadio. Sul percorso tante persone, fratelli di tifo come te. Sguardi incrociati, sorrisi, magari qualche chiacchera con la quale scopri che lei viene da Roma, Milano, Bologna ed è la nipote, del cognato, del fratello di un tuo amico.

Aspetti sociologici si inseriscono tra quelli di economia, per spiegare quanto il calcio – e il Catanzaro – unisca e porti benessere. Lo capiscono tutti, anche le anziane che appena uscite dai riti domenicali della Messa osservano l’altro rito, profano, del giorno di festa. Il verbo in Chiesa è quello di San Luca, appena fuori un ragazzo con la sciarpa giallorossa pensa che di San Luca c’è solo Martinelli. C’è chi riesce a fare entrambe le cose e dopo aver assistito alla Messa si dirige verso il “Ceravolo”. Da un tempio sacro a uno profano, con buona pace del buon De Andrè, e con la fede – seppure di diversa tipologia – protagonista.

SENSAZIONI DI UN ALTRO PIANETA

Poi si arriva in piazza stadio. La marea giallorossa è enorme e la fila per un altro caffè è lunghissima fuori dai bar. E allora ci rinunci e passi il tempo a scrutare, sentire, odorare. Peccato che un pezzo scritto non riesca a far vivere le sensazioni provate. Sensazioni letteralmente visto che il pre-partita coinvolge udito, olfatto, gusto, vista e tatto. Senti un bellissimo vociare, osservi quei due colori ancora più rilucenti grazie a un cielo chiaro anche se non limpidissimo, odori quell’aria di gioia mista a tensione che non è descrivibile, assaggi una buona birra e stingi mani e dai pacche sulle spalle. È un modo per farsi forza, per dire siamo pronti a vivere il match. Quello che succede dentro è arcinoto: i due gol, l’esultanze, la vittoria. E quasi quasi, dopo quello che si è vissuto, questa è la ciliegina di una torta rappresentata da quasi 24 ore di forti emozioni.

Che stanno per finire, in gloria, ma senza più tanta adrenalina. Il deflusso, tranquillo e gioioso, è un altro bagno tra commenti e sogni di gloria che qualche scaramantico blocca sul nascere. È lunga, ancora ma le sensazioni vissute valgono da sole la stagione e il prezzo del biglietto. Ce ne saranno ancora, certamente, e sarà sempre un misto di tensione, aspettative, emozioni: insomma di vita. Per stavolta è finita ma gli strascichi si sentono ancora sul corpo e sulla mente. È un devasto ma bellissimo.

Così, passate tre ore ti stendi sul divano, accendi la tv,e, prima guardi il tg regionale per rivedere i gol (e come hanno trattato la vittoria), poi provi a rilassarti col quiz che sta per finire su Rai1. Il gioco finale è la ghigliottina e tra le parole da collegare trovi rosso e blu. Pensi a uno strano scherzo del destino, confermato quando scopri di aver vinto anche li indovinando il termine che li lega: pianeta. Quello giallorosso di cui hai fatto non è (per il momento) contemplato dalla tv nazionale ma sai che viverci sopra è qualcosa di meraviglioso, unico, impagabile.

F.C.

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