Speziali: “Riecco le gaffes di Donato (con Parisi)”

Leggo, basito piuttosto che annichilito, una comica dichiarazione del duo (e perché no? del tandem!) Donato-Parisi.
Difatti, quando qualcuno (in tal caso persino coadiuvato da un’altra persona), come il valente docente ‘magnogreco’ è aduso alle gaffe -o per sua insita predisposizione, oppure perché digiuno di politica (e ove mai, come nel caso del cattedratico di cui sopra, la politica l’ha fatta, ma dalla parte sbagliata e comunque con una formazione della medesima, differente da quella del sottoscritto, il quale è stato allevato dalla DC, quindi in modo subliminale)- dicevo quando chicchessia si avventura in dichiarazioni apodittiche e perentorie, bisogna stare attenti e in alcuni monenti allacciare le cinture, non di sicurezza, bensì dei pantaloni, perché si finisce di crepar dal ridere.

Ciò premesso in perifrasi (tanto il termine, gli autori della nota lo conoscono), quando si lanciano lai al Sindaco, a fronte di moniti per tutela e difesa delle prerogative del Consiglio Comunale e del relativo funzionamento di esso -ingiungendo a Fiorita di non intromettersi nello svolgimento delle lecite determinazioni consiliari – (forse?) dimenticando che qualsiasi Sindaco, è parte, nonché componente, dell’Assemblea cittadina- gli autori del lai medesimo, glissano su un aspetto non da poco.

Lo ricordo io, poiché ho buona memoria e al solito, devo ribadire come e quanto la coerenza, non sia merce alla stregua di un prodotto alimentare -tipo lo yogurt o una torta (surgelata e non certo nuziale)- perciò con la scadenza.

Il primo soggetto che ha paventato dimissioni di massa -al limite della minaccia a corpo dello Stato e nella più blanda delle ipotesi quasi come insubordinazione civle- proprio per coartare l’espressione del libero voto è stato il piccolo (in quanto anagraficamente giovane, non altro, però poi fate voi!), dicevo il piccolo Presidente del Consiglio Comunale uscente, Marco Polimeni.

Tra l’altro disse testualmente che erano pronte le dimissioni di tutti e ciascuno, nel caso Fiorita avesse vinto, ed in base al silenzio assenso -principio giurisprudenziale che Donato conoscerà benissimo, poiché questa è la sua materia, mentre per la politica siamo alla variabile interpretativa!- dicevo in base al silenzio assenso, nessuno lo smenti` e infatti, ove mai ciò fosse o fosse stato, almeno lo stesso Polimeni avrebbe potuto essere conseguenziale a tal improvvida dichiarazione perentoria.

È dalla sera del 26 Giugno, che attendo uno straccio di una coerenza conseguenziale, epperò alla Sciascia, noto come si ‘quaquaraquareggi’ da parte di chi si lancia in avventate, non minacce, bensì leggerezze sul filo del non possesso del dramma del pensiero.

A tal proposito, ritorna in mente -nei miei pensieri (quanto è bello averne, soprattutto se sono forti, come diceva De Mita)- un consiglio di Craxi a Spadolini, dopo che quest’ultimo aveva perduto il match con il leader socialista (in quel tempo Capo del Governo) a seguito della crisi di Sigonella: <<Caro Giovanni, capisco la delusione, ma in questo caso, per consolarsi, ci si sposa>>.

Patti chiari, lo disse Bettino, però può essere sempre utilizzato a tempo debito e modo consono, in altre epoche, per diverse -ma calzanti- situazioni e con soggetti intercambiabili.

Vincenzo Speziali, democristiano

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