Ospedale Lamezia, stima e risentimento di un paziente in attesa

Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera firmata da parte di un paziente pieno di riconoscenza per un intervento salvavita presso l’Ospedale di Lamezia Terme dove però attualmente non riesce ad avere il suo piano terapeutico. Nella speranza che i vertici del Giovanni Paolo II riescano a sbloccare la situazione.

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“Il reparto di Cardiologia dell’Ospedale di Lamezia Terme ha sempre funzionato bene ma oggi lamenta deprecabili ritardi.

Noi cittadini abbiamo il vizio di lamentarci continuamente del mal funzionamento dei servizi pubblici e lo gridiamo ai quattro venti ma la stessa cosa non avviene, invece, quando capita l’inverso e cioè quando funzionano alla perfezione. Desidero, qui, dire qualcosa dell’impeccabile funzionamento del Reparto di Cardiologia dell’Ospedale di Lamezia Terme.

Già nel lontano 1983, avevo appena 45 anni ed ero nel pieno delle mie forze quando improvvisamente, il giorno di ferragosto , mentre godevo una pausa ristoro con la famiglia e qualche amico all’improvviso, come fulmine a ciel sereno, mi colpì un infarto che mi “ distrusse” una buona parte del cuore.

Fui trasportato, immediatamente al vecchio Ospedale di Lamezia Terme dove trovo in attesa il dott. Fausto Assisi ed altri medici messi in allarme telefonicamente assieme ad un gruppo di giovani infermieri ed a un medico anestesista dal nome Martilotti al quale ho, dopo ben trentotto anni potuto stringere quella mano che aveva contribuito a riportami in vita.

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Tutto il personale si attiva immediatamente e mentre io entro in coma loro incominciano il lavoro facendo ciascuno la propria parte. Preciso che in quel tempo l’Ospedale non aveva alcuna comodità ma tutto era affidato al buon senso degli operatori. Ma quegli Operatori il buon senso lo avevano.

Quando, finalmente esco dal coma trovo accanto a me un medico ed una infermiera. Il medico mi rivolge la parola e con dovuta accortezza mi dice scherzosamente: hai visto cosa hai combinato alle mani della signora? Guardo quelle sante mani che erano avvolte in garza e vedo le macchie di sangue. Cosa era successo?

Allora le fiale non erano come ora : il personale sanitario le apriva serrando la parte superiore, ma non avendo il tempo disponibile la signora questo lavoro lo faceva con le mani e, quindi, aveva procurato a se stessa tagli con relativo sanguinamento.

Il ricordo di quella donna incurante del dolore, di quei medici affaccendati, di quei giovani infermieri che correvano sotto e sopra mi è rimasto impresso e non ho mai smesso, durante tutti questi anni, la mia riconoscenza verso quella gente alcuni dei quali avendo finito il turno di lavoro restarono, comunque, a dare man forte.

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Mi direte che erano altri tempi? Vi rispondo che quelli erano uomini professionisti che avvertivano il loro dovere.

Premesso ciò vengo al dunque: mi era stata prescritta tempo addietro una medicina dal nome Entresto perché a dir loro era di alta efficacia ma dopo qualche tempo la sospesi perché mi abbassava eccessivamente la pressione del sangue.

Successivamente però riprendo la medicina ed essendo scaduto il piano terapeutico mi rifaccio all’Ospedale per avere l’autorizzazione a potere riavere il medicinale di che sopra. Da allora sono passati circa due mesi ma quel famigerato piano terapeutico non riesco ad averlo per cui non posso accedere alla prescrizione del medicinale prospettatomi come insostituibile.

Ma il sig. primario che fa? Dov’è?  E’ possibile Egregio Professore che per un piano terapeutico ci vogliono più mesi? Aspetto pazientemente una risposta nella speranza di chiudere civilmente la faccenda.

N. M. 

1 Commento

  1. Altri tempi quando c’erano i Consigli di Amministrazione scelti dalla politica locale tra i più sensibili e competenti rappresentanti,che dovevano render conto del loro agire SETTIMANALMENTE nelle sezioni dei Partiti e si dovevano confrontare con le esigenze reali della popolazione e delle persone.
    Poi le Usl, poi le Asl, poi la Sanità si è sempre più allontanata dai Cittadini.
    Oggi, vaccinati per protocolli, senza umanità e trattati come gregge – bestiame –

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