Migranti e vittime SS 106: tra cordoglio di Stato e inerzie

Una bella giornata di sole davanti al PalaMilone di Crotone.
Folla di gente, nastro bicolore che delimita la free-zone, poliziotti, studenti con i gonfaloni delle scuole; ed una frotta di giornalisti con telecamere, macchine fotografiche e telefonini puntati. Arriva il presidente della Repubblica!
Poi ti ricordi che non c’è nessuna festa, niente da celebrare: solo silenzio e commozione.
Poi ti viene in mente che li dentro, c’è una sfilza di gente morta, persone che avevano pagato fior di quattrini per tentare una vita migliore, senza talebani e miseria, rischiando di lasciarci la pelle a pochi metri dalla salvezza.
C’è lo Stato che “si costerna, s’indigna, s’impegna”, perché è giusto che così sia. Una visita breve, commossa, seria quella di Sergio Mattarella che compunto e quasi corrucciato è sceso dall’auto presidenziale per dirigersi prima in ospedale e poi davanti ai feretri in preghiera.
Conforta che lo Stato sia qui oggi.
Così come è ingiusto che non ci sia in altre occasioni!.
Perché, tanto per essere chiari, non ci sono differenze sostanziali (tranne le cause molto diverse fra loro) tra le povere vittime dei migranti di domenica rispetto alla sequela di morti che insanguina i chilometri della SS 106.
Sono tragedie tutte uguali, che succedono perché lo Stato fa poco o nulla per evitarle. Sono accadute ed ancora (sigh!) si verificheranno nella persistente inerzia.  Se i governi non sono in grado di perfezionare i sistemi di soccorso; se tutt’oggi ci si scazzotta nelle aule parlamentari sul modo di frenare i flussi migratori; se esistono rotte neppure presidiate da ong e sappiamo che maltempo costituisce la condizione ideale per viaggiare inosservati il risultato è che un evento funesto  o meno come quello di Steccato potrà accadere ancora. Chi organizza non si fa scrupoli; chi parte non ha nulla da perdere.
Così come continueranno ad accadere gli incidenti sulla statale della morte che da decenni miete vittime innocenti. Il traffico di veicoli è sempre più intenso, come i rischi dell’unica carreggiata esistente. E per i deceduti sulla statale, purtroppo, neppure la gratificazione di un cordoglio importante. In Calabria, migranti o morti della SS 106, sono tutte vittime sacrificali di una lontananza dallo ‘Jonio’ ormai consolidata
ndl

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