Si terranno domani, lunedì 12 dicembre, i funerali del procuratore sportivo catanzarese Jano La Ferla, avvocato di 47 anni, scomparso ieri dopo progressiva malattia oncologica.
Jano, volto e nome noto anche a livello nazionale per le sue innumerevoli partecipazioni a trasmissioni calcistiche, è morto in ospedale dove era stato ricoverato per il peggioramento delle condizioni cliniche.
Solo poche settimane fa aveva organizzato presso la cittadella della Figc-Lnd di Sala un appuntamento con Gianluca Di Marzio, a presentazione del libro ma soprattutto per rinverdire i ricordi giallorossi del giornalista napoletano nato in realtà proprio a Catanzaro, dove il padre Gianni legò il nome della famiglia a splendide avventure calcistiche culminate con la promozione nella massima serie.
LA DEDICA DI UN COLLEGA TOGATO
Jano eravamo noi, ieri.
Noi, Avvocati di Catanzaro.
Adesso, racchiusi nel silenzio di un pianto che sa di dolore.
La notizia arriva di sera. Sul limitare della notte.
È famelica, come una lupa inferocita.
Impreco.
Una parolaccia.
E mi fermo sull’orlo.
È morto Jano!
Jano chi?
Qualcuno ribatte.
È incredulo, e sbatte la porta.
Avverto Antonello.
Non ha stringhe e fregi un presidente davanti alla morte.
Il lutto è il nostro colore.
È il colore degli Avvocati.
Ce lo abbiamo cucito addosso.
Sulla toga, e adesso anche sulla pelle.
Adesso che anche Jano La Ferla ci lasciati.
Mi ha chiesto di scrivere una cosa Antonello, lo faccio mentre mi cola una lacrima.
Non riesco a essere formale.
Lo so, forse deborda dall’alveo del protocollo.
No, proprio non ci riesco.
Il Consiglio dell’Ordine distrettuale degli Avvocati di Catanzaro apprende sgomento, si stringe al dolore della famiglia e bla bla.
No, Jano non meritava di finire, e di finire così.
Stretto nella sofferenza di una malattia che attorciglia il cuore e lo strizza sino a togliere il respiro.
Stretto nel suo sorriso, un po’ anarchia e un po’ rivoluzione.
Stretto nel suo entusiasmo bambino che profuma dell’erba verde e bagnata di un campo di calcio.
Stretto nel suo giaccone col cappuccio per riparare le sue dritte sul Catanzaro e su quel calcio che, adesso, è un po’ orfano.
No, Jano non merita un saluto da statuto.
Jano eravamo noi, ieri.
Che fosse davanti al bar della Corte, a quello dello stadio o a quello bugiardo di una vita farlocca, Jano era uguale.
Era lui.
Il sorriso buono, un po’ anarchia e un po’ rivoluzione. Jano, eravamo noi.
Avvocati di Catanzaro.
Adesso, racchiusi nel silenzio di un pianto che sa di dolore.
Felice Foresta
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