L’Italia che balla, al Comunale uno spettacolo da lunga ovazione

Immaginate una rappresentazione teatrale senza parole, in cui la storia del nostro Paese viene narrata attraverso le musiche, gli abiti e le vicende di ogni singolo personaggio. L’idea originale, quanto divertente, che si sviluppa nell’arco di ottant’anni della nostra vita, è stata messa in scena ieri sera al Teatro Comunale di Catanzaro. Con “Le Bal – L’Italia balla dal 1940 al 2001”, i protagonisti Giancarlo Fares, che ne è anche regista, e Sara Valerio, hanno dato una nuova chiave di lettura, l’ennesima in tutto il mondo, dell’omonimo spettacolo ideato e scritto dall’attore e sceneggiatore Jean-Claude Penchenat.

Conosciuto anche con il lavoro per il grande schermo, “Ballando ballando”, diretto da Ettore Scola, il format francese assume un aspetto diverso in ogni nazione. La “silenziosa” narrazione originaria mette in risalto i cambiamenti antropologici del periodo preso in considerazione da Fares. Dalla Seconda Guerra Mondiale fino al disastro delle Torri Gemelle, ogni passaggio viene descritto con meticolosità e grande cura dei dettagli.

Se le musiche assumono una grande importanza, divenendo una ideale colonna sonora che conduce gli spettatori in un’epoca vissuta tra ansie e divertimenti, ogni momento è perfettamente narrato, facendo dimenticare l’assenza dei dialoghi. A sostituire le parole sono le canzoni scelte, perfetto veicolo di un modo diverso di raccontare i fatti di un’epoca passata, ma non dimenticata.

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L’excursus, che giunge a un “capolinea” drammatico come quello di una data che segnerà l’intera popolazione mondiale, inizia con i bombardamenti, le paure, le attese dei ritorni, e prosegue con la fine della guerra, la mafia e la corruzione; tutti argomenti “scottanti” che si avvicendano alla spensieratezza degli anni del boom economico, ai primi bikini, alla contagiosa allegria degli anni sessanta, al tip tap importato dagli americani, fino all’avvento della musica house e delle discoteche.

Proprio da quelle che possono essere considerate le discoteche primordiali parte il racconto di “Le Bal – L’Italia balla dal 1940 al 2001”. E’ proprio in quel luogo “magico”, in cui si consumano incontri casuali e storie d’amore, che ha inizio la rappresentazione concepita da Giancarlo Fares. La balera vuota si riempie lentamente delle donne che sperano di incontrare l’amore della vita. E’ solo il principio di uno spettacolo fantasmagorico, fatto di ricordi ed emozioni.

L’intera Compagnia composta Riccardo Averaimo, Alberta Cipriani, Manuel D’Amario, Vittoria Galli, Alice Iacono, Francesco Mastroianni, Matteo Milani, Pierfrancesco Perrucci, Maya Quattrini e Viviana Simone, oltre che dallo stesso regista e da Sara Valerio, riesce a coinvolgere il pubblico grazie a una narrazione insolita fatta di musica e ballo. “Le Bal – L’Italia balla dal 1940 al 2001” non necessita di dialoghi o di parole. La mimica e l’espressività dei corpi sono sufficienti a tracciare ogni istante del racconto, a far vivere storie e misfatti, a esprimere compiutamente le emozioni di ciascun personaggio e le rispettive personalità.

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La padronanza del palcoscenico di ogni attore, le travolgenti coreografie di Ilaria Amaldi, le storie perfettamente narrate e le musiche, ben rappresentative dei vari anni, sono gli elementi che conferiscono all’intero spettacolo un senso di divertimento e di riflessione. Momenti contrastanti che si avvicendano con i brani eseguiti, tra gli altri, da Rita Pavone, Domenico Modugno, Claudio Villa, The Rolling Stones, Gianni Morandi, Mina, Raffaella Carrà e con i continui cambi di abito, ben centodieci, grazie ai quali si comprende il passaggio tra i vari decenni.

Tra le cose che maggiormente fanno riflettere è l’alternanza dei fatti raccontati, che conducono dal dolore all’allegria. E’ così con gli inizi degli anni’40, leggeri e spensierati, con la guerra e la sua fine. “Il tuo bacio è come un rock” di Adriano Celentano è l’ideale spartiacque tra la leggerezza degli anni Sessanta e l’avvento del periodo legato alle problematiche politiche degli Anni ’70.

Il decennio successivo fino all’alba del XX secolo racconta l’evoluzione delle nuove generazioni e del loro nuovo approccio alla vita, a un individualismo che viene interrotto dal rumore terrificante creato dall’impatto degli aerei con le Torri Gemelle. Di grande effetto il gioco di luci a cui si assiste ascoltando “Another brick in the wall” e della successiva “Goodbye cruel world” dei Pink Floyd.

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E’ un finale che invita a riflettere e non manca di emozionare. Dall’alto cadono gli abiti utilizzati all’inizio dello spettacolo, che vengono indossati nuovamente; una scena che sembra voler restituire la speranza di un mondo migliore e la spensieratezza che, forse oggi, non esiste più.

La conclusione sottolineata dalle note di “Che cosa resta”, versione italiana di “Que reste-t-il de nos amours”, eseguita da Franco Battiato, lascia un segno di velata tristezza culminata in un interminabile applauso da parte del pubblico. Un’ovazione meritata che ha dato spazio a una sorpresa. Sulle note gioiose di “Guarda come dondolo” di Edoardo Vianello, gli attori scendono in platea e ballano con il pubblico, divenuto oramai parte integrante di uno spettacolo raffinato e divertente.

La rassegna teatrale di AMA Calabria proseguirà con uno dei balletti classici più apprezzati nel mondo. Venerdì 19 gennaio, alle ore 21:00, al Teatro Grandinetti Comunale di Lamezia Terme, sarà di scena “Lo schiaccianoci”, balletto in due atti con le musiche di Pëtril’ič Tchaikovsky, concon i danzatori del Russian Classical Ballet. Uno spettacolo che da sempre suscita grande interesse da parte del pubblico e che anche nella data lametina è avviato verso il sold out.

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