Via Fani. C’era davvero la ‘ndrangheta? Magari a bordo di un motorino che precedeva o seguiva Aldo Moro? E Giulio Andreotti, accusato di essere il mandante dell’omicidio del giornalista Mino Pecorelli, è forse molto più innocente di quanto sentenziato dalla Suprema Corte di Corte di Cassazione il 24 novembre del 2003? Lo sarebbe stato, ben oltre ogni ragionevole dubbio, se la giustizia avesse creduto al più importante, e affidabile, collaboratore di giustizia della storia della ‘ndrangheta: a lui venne commissionato l’omicidio del giornalista, che poi sarebbe stato impedito, per ragioni di convenienza da uno dei più potenti mammasantissima calabresi per ragioni di convenienza.
Il superpentito svelò quello che indicò quale come il vero movente: perché non fu debitamente incrociato con alcuni aspetti cruciali del formidabile lavoro svolto dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2?
I sequestri di persona: la prima trattativa tra Stato e organizzazioni mafiose. Cesare Casella fu davvero liberato dopo il pagamento di un riscatto con i fondi dei servizi segreti, così come svelò uno dei principali pentiti calabresi? Ci furono davvero sequestrati di «Serie A», per i quali si mise in moto ogni potere possibile, massoneria compresa, e sequestrati di «Serie B», lasciati morire in modo atroce nelle viscere dell’Aspromonte?
Una puntata delicatissima quella che Mammasantissima – il format scritto e condotto da Pietro Comito, in onda sera alle su LaC Tv e su tutte le piattaforme del network LaC – ha dedicheto a “I misteri della Repubblica”. Ricostruzioni, file esclusivi, inediti, d’archivio, per raccontare alcune tra le ombre mai diradate sul sequestro e l’omicidio di Aldo Moro, sull’omicidio del giornalista Mino Pecorelli e sulla stagione dei sequestri di persona segnata dalla barbarie dell’Anonima calabra.