“Dopo il grande giorno della Pasqua viviamo l’emozione di essere Chiesa, qui in questo Santuario dedicato alla Madonna di Porto, in questi momenti, in cui, umanamente parlando, sperimentiamo concretamente cosa significa essere popolo di Dio!”. Con queste parole, l’Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace Claudio Maniago, ha salutato la folla di pellegrini convenuti alla basilica mariana di Porto di Gimigliano, in occasione del tradizionale pellegrinaggio diocesano del 25 aprile.
L’appuntamento diocesano a Porto iniziò negli anni cinquanta dall’allora Arcivescovo Armando Fares in concomitanza con l’anniversario della liberazione. Una data che simboleggiava per i devoti della Madonna di Porto l’adempimento di un voto fatto nel corso del secondo conflitto mondiale: infatti, i fedeli, avevano promesso l’erezione del nuovo grande santuario che oggi sorge imponente in adiacenza all’originaria chiesetta che custodisce la cona di Pietro Gatto. Il nuovo santuario è “Tempio della pace” proprio perché sorse in adempimento a quel voto. Una intensa giornata di fede e preghiera caratterizzata dalla presenza delle aggregazioni laicali diocesane che, assieme all’Arcivescovo, si sono date appuntamento nella Chiesa Madre di Gimigliano
. Da qui è partito il pellegrinaggio a piedi che ha attraversato la valle del Corace raggiungendo la Basilica dove monsignor Maniago ha presieduto la solenne concelebrazione eucaristica. “Il pellegrinaggio che ci ha portati a Porto – ha detto Maniago rivolgendosi ai pellegrini – è un segno importante che dobbiamo cogliere: siamo usciti dalle nostre case, abbiamo fatto un percorso e ci siamo ritrovati qui insieme: questa è la bellezza dell’essere Chiesa, questa è l’emozione di vivere la Chiesa, come popolo che il Signore si è conquistato a prezzo del suo sangue”.
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“Dopo l’esperienza della pandemia che ha tenuto in scacco l’umanità – ha esortato Maniago – è facile distrarsi, tornare alla vita di prima, come se non nulla fosse; ma sappiamo che la storia non si cancella! Dobbiamo imparare, valorizzando i messaggi importanti che il Signore ci ha dato in questi due anni. E per farlo abbiamo bisogno dell’aiuto di Maria, la Madre, colma di tenerezza nei nostri confronti, che ci ama sempre, non ci abbandona mai e che ci chiede di metterci in gioco, a lanciarci nella vita e a mettere in gioco ciò che il Signore ci ha dato i dono! Maria è pronta a dire che dobbiamo camminare e camminare insieme per dare una svolta alla nostra vita, con un cammino da discepoli di Gesù che è per noi un grande progetto di vita.
Lei vuole che la imitiamo in fretta, dove fretta non vuol dire frettolosità, ma coraggio di non lasciarci vincere mai dalla pigrizia. Maria chiede a noi la fretta di chi sa di essere protagonista della storia e ci insegna a fare come lei, condividendo il dono di Gesù che portava nel grembo, andando a visitare Elisabetta”.
Nel pomeriggio si è svolta l’adorazione eucaristica, guidata dal gruppo diocesano del Rinnovamento dello Spirito, mentre incessante è continuato l’affluire dei pellegrini.
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