Funerali di Martina: “Un angelo portato in cielo da altri Angeli”

Una Basilica dell’Immacolata piena di gente, tanti poliziotti in supporto morale a Rocco, papà di Martina, deceduta improvvisamente per un malore mentre era al mare in vacanza a Montepaone. Tanta commozione accanto a mamma Maria ed al fratello Francesco. Una tragedia  su cui dovrà fare luce l’autopsia effettuata presso la Dulbecco di Catanzaro a Germaneto ed eventualmente il magistrato.

Tantissimi giovani, amici e colleghi assistenti sanitari, gente comune, straziati da un evento inspiegabile anche eticamente, a meno che non si ricorra ad una grande fede in grado di mitigare ma non soffocare il dolore asfissiante. Come un pugno allo stomaco ripetuto.

Ad officiare le esequie il parroco don Sergio Jacopetta e don Alessandro Nicastro cappellano della Polizia di Stato, che ha tenuto l’omelia.

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“Vieni ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’Agnella”, a queste parole della liturgia mi ha fatto pensare l’ultimo sguardo che stamane ho rivolto a Martina vestita di bianco- ha detto don Alessandro – una ragazza bellissima di 23 anni incapace di nuocere, di provare rancore. Qualcuno mi ha detto che forse negli ultimi tempi le avevano insegnato ad arrabbiarsi un pochino per le ingiustizie. Una ragazza timida, remissiva, e nello stesso tempo solare ma non mondana. Il papà mi ha detto “il Signore si è preso un angelo”, ho pensato che in fondo ogni genitore pensa questo; ma leggendo i vari post ed i messaggi ho capito che davvero sia  stata così. Non voglio tacere le circostanze della sua dipartita che ci interrogano sul modo di gestire la società, il nostro modo di gestire le emergenze sanitarie.

Non è mio compito, ma voglio dire che Dio l’ha trovata degna di se. In questa pagina del Vangelo Gesù dice ad un apostolo :”Io ti ho visto”, “Ma come fai” Il Signore ci vede sempre, a lei l’ha vista come brava studentessa, ballare, sorridere, dare assistenza. Ai battesimi di solito chiedo di poterli tenere in braccio e sollevarli in alto: non so se tutti i genitori lo capiscono, ma ciascuno di noi appartiene a Dio e a Lui il sacerdote ci offre al momento di ricevere il primo sacramento.

Siamo chiamati, soprattutto la famiglia, a partorire una seconda volta questa ragazza, anche come comunità cristiana. La vita è un immenso pianto, ma anche un grande parto. Consegniamo a lui un oggetto fragile e prezioso. Con grande fiducia la diamo a Lui sicuri che ce la riconsegnerà. Il silenzio dei morti somiglia a quello di Dio: Martina potrebbe dire – ha concluso don Alessandro – l’Angelo mi trasportò in spirito su un monte alto mostrandomi la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo risplendente della gloria di Dio. Risplendente come era la gemma della nostra sorella salita al Cielo.”

All’uscita del feretro bianco decine di palloncini dello stesso colore ed in sottofondo Ultimo con “Ti dedico il silenzio”.

Poi solo brividi e lacrime.

(si ringrazia per la collaborazione V.N.)

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