Discarica di Alli, l’architetto Andrea Adelchi Ottaviano rinuncia alla prescrizione ed è assolto con formula piena. Per il Tribunale di Catanzaro il fatto non sussiste.
E’ uscito dal processo completamente pulito, anche se avrebbe potuto non rischiarlo avvalendosi della prescrizione. Da oggi però l’architetto Andrea Adelchi Ottaviano – nel frattempo divenuto dirigente del comune di Catanzaro – ed il suo avvocato hanno sgombrato il cielo da tutte le nubi.
I FATTI
Era stato imputato di falso ideologico aggravato e di truffa aggravata ai danni della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dell’Ufficio del Commissario delegato per l’emergenza ambientale e additato, nelle prime pagine dei giornali dell’epoca (siamo nel 2012), come dipendente “infedele”.
In particolare, secondo la prospettazione accusatoria, l’architetto Ottaviano, nella sua qualità di RUP dell’Ufficio commissariale e, quindi, di pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni, avrebbe predisposto falsi certificati di pagamento, in ordine al trattamento dei rifiuti nella discarica di Alli, al fine di favorire la società Slia, prima, ed Enerambiente, poi, così permettendo alla ditta appaltatrice di conseguire – tra il 2006 e il 2008 – un ingiusto profitto pari a oltre mezzo milione di euro, con pari danno per le casse pubbliche.
Una vicenda che aveva fatto molto scalpore, inserendosi in una indagine molto più complessa, tanto da essere accompagnata da una vasta eco mediatica e dalla determinazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della Regione Calabria, del Comune di Catanzaro e di svariate associazioni ambientaliste di costituirsi nel processo per chiedere il risarcimento dei danni per svariati milioni di euro prodotti da tanto, presunto, scempio.
IL PROCESSO
Il processo, però, va per le lunghe e due anni fa anno finiva in prescrizione.
Non per l’architetto Andrea Adelchi Ottaviano. Di questi tempi rinunciare alla prescrizione, anche se sai di essere innocente, è davvero difficile. Ci vuole molto coraggio. Il coraggio che ha avuto l’architetto Ottaviano, che quell’accusa infamante di dipendente “infedele”, truffaldino, non è riuscito proprio a digerirla, visto che la sua storia personale e professionale, anche nel periodo oggetto di indagine, restituiva, carte alla mano una differente narrazione in ordine alla sua correttezza e diligenza nello svolgimento delle funzioni di RUP.
E così, con l’assistenza del suo difensore, l’avv. Francesco Iacopino, ha deciso di presentarsi davanti al suo Giudice e di rinunciare alla prescrizione per continuare a difendersi nel merito. Ha chiesto di essere sentito, di produrre documenti e l’esame di vari testimoni, in modo da consentire al Tribunale di avere una visione corretta e completa della realtà.
LA SENTENZA
Oggi, al termine dell’Udienza, dopo due ore di camera di consiglio, il Tribunale di Catanzaro – giudice Beatrice Fogari – lo ha assolto da quella accusa infamante con formula piena, perché il fatto non sussiste.
Una sentenza che ristabilisce la verità dopo anni di sofferenze e di ingiusta esposizione alla pubblica gogna.
Al termine dell’Udienza l’Architetto Ottaviano ha dichiarato: “Sono soddisfatto che alla fine, dopo dieci anni, si è conclusa positivamente questa vicenda, che mi ha segnato nel profondo. Ringrazio il mio avvocato, Francesco Iacopino, per averci sempre creduto e per la professionalità dimostrata. Oggi voglio dedicare l’esito assolutorio alla mia famiglia, che mi è stata sempre vicino, con la quale desidero condividere la gioia di questo momento”.
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