Dal Medioevo ad oggi: quando il poeta è innamorato della città

Un pomeriggio dedicato a poeti e poesie catanzaresi. L’ampio cartellone di eventi, programmati dall’Associazione Catanzaro è la mia città per augurare Buon Compleanno al capoluogo, ha offerto inaspettate e piacevoli sorprese.

Tutt’ altro che ostico e barboso l’argomento che invece si è dimostrato accattivante e coinvolgente.

Con la moderazione di Mario Mauro, esponente dell’associazione si è, infatti, discusso di “Poesia catanzarese dal medioevo ai giorni nostri con autori conosciuti e non” utilizzando una sapiente alternanza tra la ricostruzione storica di eventi e personaggi e la declamazione, ma anche la briosa interpretazione, di componimenti poetici.

Relatori

La serata si è, così, trasformata in una gradevole occasione di incontro tra il relatore, lo storico Aldo Ventrici, i poeti e gli artisti Elisa Giovene di Girasole, Mario Pitardi, Pino Tafuri, Enzo Colacino ed Anna Lidia Rao, con il pubblico, che è rimasto affascinato e interessato dalla presentazione di rimatori catanzaresi appartenuti a un remoto passato, per giungere fino a quelli che, nel presente, popolano con ispirata e incomparabile bravura il particolarissimo genere letterario della poesia.

Il viaggio è iniziato prendendo le mosse dai versi di una lirica “D’amor distretto vivo doloroso” composta da un poeta catanzarese pre-stilnovista, Folco di Calabria, valente rimatore della Scuola Poetica Siciliana fiorita, nei primi decenni del XIII secolo, alla corte di Palermo attorno alla carismatica figura di Federico II Hohenstaufen di Svevia. Federico, lo Stupor Mundi, fu un instancabile innovatore culturale e propiziatore dell’utilizzo letterario di una lingua romanza nella poesia, ossia di una lingua derivata dal latino volgare, quale era quello che si parlava a quel tempo in Sicilia e in Calabria.

Primi versi

Le successive tappe hanno messo in luce figure di letterati che si cimentavano nell’arte poetica in lingua, dai cinque-secenteschi Annibale Mannarino e Girolamo Pinnello, che ci hanno lasciato opere a tema politico-encomiastico con intenti celebrativi, al settecentesco frate cappuccino Vincenzo Maria Merante da Catanzaro, prolifico autore di Orazioni Panegiriche lette anche nelle chiese di Catanzaro, alla straordinaria Giovanna De Nobili, vissuta tra il XVIII e il XIX secolo, a Domenico Milelli, protagonista della corrente letteraria scapigliata del XIX secolo.

Vernacolo

Ci si è poi addentrati nel mondo della poesia vernacolare e, con l’intento di riunire in un unico abbraccio i tantissimi poeti catanzaresi, sono state presentate poesie di Giovanni Sinatora, estimatore dichiarato d’o morzeddhu catanzarisa;  Ferruccio Fregola, ‘u parretteri re della satira popolare;  Ada Corea Caroleo, commovente nonna trepidante d’amore per la sua nipotina;  Umberto Nisticò, infuocato declamatore delle proprietà d’o pipareddhu;  Achille Curcio, ironico nel suo capolavoro di poesia sociale ’A scola è na virgogna; Mario Martino, poeta dell’anima catanzarese che in questa fase sta attraversando un periodo difficile.

Ed è proprio con l’auspicio di rivederlo presto tra noi che ci piace concludere con l’ultima strofa della sua ultima poesia dedicata alla nostra Catanzaro: Catanzaru, Catanzaru / de’ tesori sì ‘u cchijù caru, / ‘pigghj cchjù ‘e na malatìa’… / Catanzaru… vita mia!

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