riceviamo e pubblichiamo da Raffaele Serò*
Chi otto mesi fa gridava in Consiglio Comunale che Sergio Abramo sarebbe stato il migliore candidato alla Presidenza della Regione e che dal punto di vista amministrativo era da considerare il migliore sindaco d’Italia, oggi disinvoltamente sta ingrossando le file di chi attribuisce allo stesso Abramo tutte le colpe del mondo e la responsabilità del disastro della Città.
Addirittura alcuni di loro, peraltro eletti in Consiglio regionale dallo stesso Abramo, stanno invocando a gran voce discontinuità con questa esperienza. E’ il prezzo che devono pagare per essere accettati nella variopinta coalizione guidata dal professore Donato che trova comodo demolire la sindacatura di Abramo (sapendo che egli non può più ricandidarsi) e prendersi i voti di tutti i fedelissimi del sindaco.
Ma io mi chiedo. Se manca l’acqua in tanti quartieri della città, la responsabilità è solo di Abramo o anche dell’assessore ai lavori pubblici? Tanti edifici scolastici sono senza manutenzione, la colpa è solo di Abramo o anche dell’assessore all’istruzione? Se ci sono problemi al depuratore o agli impianti sportivi, qualche piccola responsabilità dovrebbero pure averla i rispettivi assessori!
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Ognuno è libero di fare le sue scelte e di candidarsi con chi ritiene più opportuno. Ciò che non è accettabile è che si ripudi in maniera così eclatante –e anche un po’ misera, mi si permetta – lo stesso lavoro svolto al fianco di Abramo.
Il sindaco ha commesso enormi errori politici in questi anni, ma non merita il linciaggio mediatico che i suoi stessi assessori e i suoi stessi consiglieri stanno alimentando. Abramo è un pezzo di storia del centrodestra di Catanzaro, assieme a Michele Traversa, Wanda Ferro, Mimmo Tallini. La sua corsa politico-amministrativa finisce qui, ma io credo che debba sfoderare gli artigli soprattutto contro chi lo addita come il male assoluto e contro chi lo affiancava ai tagli dei nastri in atteggiamento adorante e oggi lo ripudia pur di sopravvivere.
*Segretario Provinciale Azione.
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