Non solo il Consiglio Regionale, ma tanti altri sono gli enti e gli uffici che sarebbe giusto tornassero nella loro sede naturale, ovvero Catanzaro.
E’ l’incipit di un intervento firmato da Catanzaronelcuore, movimento civico indipendente.
Mentre comprendiamo, pur restituendo al mittente, la foga campanilistica e l’offesa di lesa maestà provenienti dalla città in riva allo Stretto di Messina, medesima comprensione non possiamo esprimere verso quei nostri concittadini, taluni ricoprenti già cariche istituzionali e altri candidati alle prossime comunali, che in nome del solito buonismo calabrache umiliano le prerogative di Catanzaro in quanto capoluogo di regione.
Il nostro movimento ha da sempre sostenuto le giuste battaglie per difendere e valorizzare la città, anche rispetto all’erosione di ruoli e funzioni che – in modo incomprensibilmente aggressivo – si è manifestata a causa di pretese politiche arroganti provenienti da altri territori e alle quali ha corrisposto una mollezza politica, a volte addirittura complice, da parte della classe dirigente catanzarese.
Così nei decenni è ”capitato” che Catanzaro fosse l’unico capoluogo regionale d’Italia a non avere la sede della RAI, a non avere una Soprintendenza, a non avere alcune direzioni regionali di importanti uffici ministeriali, a non avere il Consiglio Regionale. Perciò il 21 maggio 2009 facemmo presentare al Senato della Repubblica una legge, detta “Catanzaro Capitale”: per dare la sveglia all’indolente politica catanzarese che non comprendeva l’indebolimento causato alla città dal continuo sgretolamento del suo status.
Il punto è uno soltanto: se un capoluogo di regione si caratterizza anche per l’agibilità fluida di ogni sua funzione, allora non c’è dubbio che determinati uffici, enti e istituzioni debbano essere ubicati nel capoluogo stesso. Come funziona nel resto d’Italia.
Né ci convincono le motivazioni, pregne di patetica rassegnazione giustificazionista, di chi evoca ad esempio quella tragica pagina di storia calabrese degli anni ’70 in cui le violenze hanno devastato le nostre vite.
Tutt’altro: è proprio perché il compromesso sulla diatriba Catanzaro-Reggio nacque attorno a quelle barbariche violenze, subendole, che bisognerebbe prendere atto di come la scelta di generare un duopolio amministrativo – nato sotto la minaccia armata tipica delle mentalità mafiose a cui uno stato di diritto non può cedere –, sia stato un madornale errore, oggi assolutamente anacronistico. E perciò da cancellare.
Tanto più che Reggio ha assunto da qualche anno lo status di città metropolitana (e anche qui si potrebbe discutere a lungo!) e dunque potrebbe tranquillamente “restituire” il Consiglio Regionale al legittimo proprietario. Ciò che sanerebbe non soltanto un vulnus istituzionale ma anche una parte dei tanti assurdi sprechi economici.
Riteniamo che amare la propria città, rappresentarla o candidarsi ad amministrarla, significhi innanzitutto conoscerne la storia affinché non vengano umiliate le prerogative che la storia medesima le consegna. Ogni territorio, d’altronde, ha le sue peculiarità da valorizzare per il bene comune. Una regione virtuosa dovrebbe proteggere le vocazioni di ciascuno senza consentire prevaricazioni, senza soggiacere a poteri arroganti e violenti.
Che il Consiglio Regionale in riva allo Stretto sia un’anomalia oltre che uno spreco è un dato irrefutabile che non si vede solo se non lo si vuole vedere! Se ne prenda atto senza temere alcunché.
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