Morti nel fango a Curinga, rinviate a giudizio cinque persone

A TRE ANNI DALLA TRAGEDIA

Cinque rinvii a giudizio nel processo per la morte di Stefania ed i suoi figlioletti inghiottiti dal fango a Curinga

Udienza preliminare presso il Tribunale di Lamezia Terme del processo penale per la morte di Stefania Signore, 30enne di Gizzeria Lido, e dei suoi figlioletti Christian e Niccolò, travolti lungo la s.p. 113 da un fiume di fango e detriti la sera del 4 ottobre 2018.

Il giudice, dott. Francesco De Nino, ha accolto la richiesta del Pubblico Ministero, la dott.ssa Emanuela Costa, e rinviato a giudizio 5 persone coinvolte a vario titolo nei tragici fatti. Ora dovranno sostenere il processo; la prossima udienza è stata fissata per il 14 febbraio 2022.

Il marito di Stefania e padre di Christian e Niccolò, Angelo Frija, assistito da Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato in incidenti stradali mortali, è stato rappresentato in questa fase dall’avvocato Antonio Perri.

L’incidente

La sera del 4 ottobre 2018, verso le 20:15, Stefania è a bordo della sua Alfa Mito in compagnia dei suoi due figlioletti, Niccolò di due anni e Christian di sette anni, sta percorrendo la s.p. 113 dirigendosi da San Pietro a Maida verso San Pietro Lametino. Tornano a casa dopo aver trascorso il pomeriggio dai nonni perché la mamma lavora al call center, è buio, la pioggia è battente e la strada comincia ad allagarsi.

Ad un certo punto, nei pressi del chilometro cinque, Stefania perde il controllo dell’auto e sbanda fermando la sua corsa di traverso rispetto alla carreggiata e con parte sinistra della Mito esposta al deflusso dell’acqua. L’auto è di traverso e la donna nota che l’acqua sta entrando nell’abitacolo, è spaventata, il buio e la pioggia la disorientano. Istintivamente cerca di mettere al sicuro i suoi due bimbi abbandonando il veicolo e uscendo dalla portiera sul lato del passeggero. Appena si allontanano di qualche metro, il forte flusso d’acqua travolge tutto violentemente e l’auto, Stefania e i due piccoli si perdono tra il fango e i detriti.

I soccorritori trovano i corpi di mamma e figlio maggiore di lì a poco, mentre il corpicino del piccolo Niccolò emerge solo il 12 ottobre, coperto di fango, a cinquecento metri di distanza dal luogo dell’incidente.

I consulenti di parte, fiduciari Giesse, nominati dalla famiglia Frija, l’ing. Fausto Carelli Basile ed il geologo Francesco Martorano, avevano evidenziato, nella loro analisi, alcune potenziali inosservanze a carico dell’ente responsabile della manutenzione e della sicurezza della s.p. 113 e, leggendo i capi di imputazione richiesti dal Pm, pare che alle medesime conclusioni sia giunta anche la Procura della Repubblica lametina.

I rinviati a giudizio

C.A., proprietario del fondo nonché titolare dell’azienda agricola ivi operante, per aver scaricato detriti, fango e acqua meteorica sulla SP 113;

S.F. e P.F., dirigenti del settore Trasporti e Viabilità della Provincia di Catanzaro, per non aver messo in atto tutte le opere che avrebbero potuto evitare gli sversamenti di acqua e fango lungo la SP 113 e per non aver segnalato ai competenti organi di polizia di verificare se gli interventi straordinari effettuati negli anni 1999 e 2006 avessero risolto il problemi (controlli fatti eseguire, invece, dopo il 2018, solo a seguito dell’incidente in cui rimase vittima la signora Stefania con i suoi due figli);

infine L.G.A. e P.C., della vigilanza stradale, per non aver mai informato i loro responsabili del persistere della problematica dello sversamento di acque meteoriche e detriti dai terreni limitrofi alla SP 113.

“Il rinvio a giudizio ottenuto dal P.M. è un primo, fondamentale passo per capire cosa sia realmente successo e di chi siano le responsabilità – dichiara il marito e papà Angelo – Oggi ho un po’ più fiducia nella giustizia italiana, spero di non rimanere deluso e che se qualcuno ha sbagliato, paghi per la morte della mia famiglia”.

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