Soveria Mannelli, prima tappa della rassegna culturale “A Palazzo con lo Scrittore”

Ospite illustre della serata, una delle principali studiose europee di Giacomo Leopardi: Fabiana Cacciapuoti

E’ stato un sabato davvero di alto profilo, quello vissuto a Soveria Mannelli lo scorso fine settimana. Protagonisti della rassegna culturale “A Palazzo con lo Scrittore” (prima tappa dell’edizione 2021) proposta nella città della Presila catanzarese, sono stati, rispettivamente, una delle più grandi studiose di Giacomo Leopardi, Fabiana Cacciapuoti e Raffaele Gaetano, scrittore, giornalista e promotore culturale che, la meravigliosa lirica leopardiana dedicata a Recanati, città natale del poeta, ha fatto sua, dando vita ad uno dei progetti culturali calabresi più importanti degli ultimi 30 anni, ovvero “Il Sabato del Villaggio”.

In particolare, in questo scorcio di fine estate 2021, Gaetano ri-propone, come si diceva, nel comprensorio lametino, l’iniziativa “A Palazzo con lo Scrittore”, che nel precedente allestimento, riscosse un’enorme successo. Gli splendidi edifici antichi, fanno da cornice, ma anche da sfondo, ad un dialogo profondo, ma nello stesso tempo leggero e piacevole con un interlocutore, scrittore, letterato, personaggio, comunque, appartenente alla sfera culturale nazionale.

Nel sabato soveritano Gaetano ha dialogato nel giardino del bellissimo “Palazzo Passalacqua Marasco”, con Fabiana Cacciapuoti, per un lungo periodo curatrice del Fondo Leopardiano della Biblioteca nazionale di Napoli ed è membro del comitato scientifico del Centro nazionale di studi leopardiani di Recanati. La chiacchierata ricchissima di spunti letterari sul poeta, è stata incentrata sul recente volume pubblicato dalla studiosa, dal titolo: “L’Infinito e La Ginestra. Leopardi tra disincanto e illusione”.  

“Leopardi – spiega Fabiana Cacciapuoti con un linguaggio semplice e diretto – insiste sul valore dell’illusione come valore naturale, ripristino dell’amore, dell’amicizia, della virtù. Valori umani legati a un entusiasmo di cui parla in più di un’opera. In particolare nello Zibaldone e nelle Lettere agli amici. Entusiasmo e speranza non possono morire nell’uomo. E’ il mondo esterno, naturalmente, in cui domina la ragione utilitaristica, con effetti un po’ devastanti nei confronti della civiltà non più equilibrata, che ha sovrastato la natura. L‘uomo si snatura e non sa più dove sono le sue radici. Dove domina l’egoismo, non ci può essere nessuna vita dell’anima, ma solo il massacro dell’altro ai fini del proprio utile”.

La studiosa prosegue il suo dialogo soffermandosi sulle opere che ha analizzato nel suo volume. “Leopardi afferma ne La Ginestra, che la vita va vissuta tenendo presenti i valori legati ai concetti fondamentali naturali, all’illusione e cioè, vitalità, amicizia, amore, gloria, compassione – nel senso di sentire quello che prova l’altro come appunto fa la ginestra che sente il danno che il Vesuvio ha fatto all’umanità che viveva a Pompei e profuma il deserto, che rappresenta il non senso, cioè dà senso là dove non. Un valore umano che spetta a noi riprodurre”, sottolinea ancora la Cacciapuoti.

“Il messaggio politico e morale di Leopardi – sottolinea ancora l’autrice durante l’intervista con Gaetano  – vuol dare valore alle differenze, le diversità, le peculiarità nella società. Leopardi è un diverso; è un aristocratico e odia i borghesi, i mezzucci, la mediocrità, lui vuole il sogno e la grandezza dell’umiltà delle cose, la vita vissuta in pienezza. Oltraggiato per il suo aspetto fisico e anche culturalmente, lui sa cosa vuol dire essere diverso. La Cacciapuoti fa un parallelismo con i nostri tempi. “Oggi – dice – c’è una tendenza a eliminare le differenze, tendendo all’omologazione di tutto; una forma di pensiero unico che riducendo o annullando le differenze, annullano anche le peculiarità le originalità. Siamo in un momento rischioso, dove il rischio di ridare forza ai totalitarismi è notevole. Leopardi – chiarisce ancora la studiosa – parla di rifondare la virtù con una frase emblematica: “Sono sempre stato spasimato della virtù”, ma come fare, si chiede il poeta, a mantenere la virtù dove il principio del mondo è l’egoismo, quello che oggi chiameremo narcisismo”.

E poi il Leopardi scolastico che non è solo pessimismo, ma secondo la Cacciapuoti è altro e per i giovani studenti, anche oggi, può significare moltissimo. “Leopardi dà molto ai ragazzi – afferma – perché era un ragazzo anch’egli. Quando scrive “L’Infinito” è appena ventunenne e ha vissuto i loro stessi problemi, le loro angosce, le loro paure, il senso di vuoto, l’estraneità. Oggi più che mai i ragazzi vivono nel loro animo questi sentimenti e, diciamoci la verità, sono in mano a questa società che tende al tecnicismo esasperato, all’eccesso di civiltà, come direbbe Leopardi. E’ un programma ben preciso per cercare di annullare la memoria, la cultura non intellettualisticamente parlando, ma come portatrice di valori e, uso sempre le sue parole, così facendo avremo una “massa di disperati”, un po’ informe”.

Infine Fabiana Cacciapuoti focalizza l’attenzione sul concetto del nulla. “Il nulla Leopardiano non è nichilismo è pieno di angoscia, senso di vuoto senso del nulla, ma non annullamento di valori. Ma su questo nulla il compito dell’uomo è edificare, creare, seguire un’illusione che è valore. Compito arduo dell’uomo è, pur sentendo il nulla, il vuoto, riuscire a capire che il pieno è la vita. Filosofia della vita che, come la ginestra – e ritorno a quest’opera emblematica del poeta di Recanati – finisce sotto la lava e muore, così è naturale al pari del ciclo della vita che finisce con la morte La nostra fine che ci dà angoscia è naturale, lui sente la fine, ma sa che è naturale. Del resto – conclude la Cacciapuoti – questo ciclo naturale sta tutto nell’ultimo verso de “L’Infinito”, ovvero in quel “Naufragar m’è dolce in questo mare”.

A.C.

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