Cinema ad Aranceto: gli ‘Schermi’ in piazza illuminano le coscienze

Circa 250 persone persone, tra residenti, amministratori, organizzatori di eventi, associazioni e liberi cittadini, hanno preso parte alla proiezione della tappa di Schermi-cinema in piazza effettuata giovedì sera in via Teano, nel quartiere di Aranceto.

Catanzaro ha risposto bene all’appello che aveva fatto il sindaco Nicola Fiorita dopo lo spiacevole ‘incidente’ che aveva visto il promotore dell’iniziativa, l’attore e regista Mauro Lamanna, avvicinato da qualche elemento del posto con richieste non del tutto ancora precisate. “Eroi” che ieri sera non si sono fatti vedere, mentre qualcuno ha potuto assistere alla proiezione dai balconcini delle proprie abitazioni.

Una circostanza che aveva spinto l’organizzazione – che fa parte delle iniziative estive varate dal Comune – a sospendere la proiezione del film “L’afide e la formica”, una pellicola prodotta e diretta da Mario Vitale e Luca Marino, due catanzaresi e che parla di inclusione.

Ieri sera invece tutto è andato secondo il programma: le numerose pattuglie di polizia e carabinieri hanno solo svolto un lavoro di presidio del territorio, assieme ad altri colleghi in borghese.

Significativa la presenza di numerosi promotori culturali (come Gianvito Casadonte, Chiara Giordano, Antonietta Santacroce, Francesca Prestia, Enzo Colacino e tantissimi altri), quasi tutta la giunta comunale, tantissime associazioni.

La proiezione è iniziata con notevole ritardo per la presenza di numerose troupe televisive e giornalisti che hanno approfondito l’importanza della serata in un angolo del quartiere finora simbolo di degrado, abbandono e illegalità.

In mezzo ai presenti anche tanti germogli di speranza: bambini e giovani che si sono fermati a parlare col sindaco chiedendo un campo di calcio per giocare; qualche madre – anche di etnia rom – che ha riportato la felice esperienza di figli lavoratori o di altri che vorrebbero imparare a realizzare video.

Una serata diversa insomma che se non resterà unica potrebbe quantomeno significare l’anno zero per credere che Catanzaro non sia solo quella dei quartieri centrali o vicini al mare; ma che si possa dare a tutti occasione per scegliere da quale parte stare.  Poco distanti cumuli di rifiuti accatastati.

Una signora scesa in canottiera vi deposita l’ennesima busta scura e torna a casa. Forse neppure sa della raccolta differenziata: ha sempre fatto così.

 

NON RICORDIAMOCI PERCHE’ OGGI SIAMO QUI MA CHIEDIAMOCI PERCHE’ NON CI SIAMO STATI FINORA

La dichiarazione del consigliere Nunzio Belcaro

“L’invito di Nicola Fiorita al pubblico, giunto in un cortile di Via Teano per assistere alla proiezione de L’Afide e la formica del bravissimo regista Mario Vitale, è la frase giusta per chiudere questi due giorni che hanno visto Mauro Lamanna e tutta la squadra di Schermi al centro del dibattito pubblico, di attestati di solidarietà e dichiarazioni. Il cinema all’aperto, che rimane un’iniziativa al contempo romantica e popolare, è stato impedito martedì per l’illecita prepotenza di qualcuno. Ieri sera, a distanza di 48 ore, il proiettore si è acceso e il sogno del cinema ha preso vita, come doveva essere, come negli altri quartieri è avvenuto per questa rassegna. Catanzaro tempestivamente ha detto che non può esistere un solo palmo di città che non sia libero.

Le bambine del quartiere Aranceto, sedute in prima fila, hanno avuto la possibilità di fare proprio il sogno del cinema sotto casa loro. Sull’asfalto, dove quotidianamente si gioca, può improvvisamente arrivare un cinema e con esso tante persone provenienti da altri quartieri, per condividere insieme il momento sempre magico di uno schermo che prende luce e accende l’immaginazione.

Dimenticarsi che si è andati lì per dare una risposta, una testimonianza, dimenticarsene per affermare il diritto alla normalità di una bellissima sera d’estate da vivere insieme, guardando un bel film.

Ora proviamo però a rilanciare con un grande esame di coscienza collettivo: ribaltiamo il giorno dopo quella giusta frase e proviamo a costruire un ragionamento dove al centro ci sia la quotidianità di tutte quelle persone perbene che ogni giorno, oltre a fare i conti con i problemi di una vita difficile, devono sopportare l’ingerenza di piccoli gruppi criminali che esercitano una volontà di controllo fra quei palazzi.

Ricordiamoci perché non ci siamo mai stati.

Nella testa dei presenti di ieri sera questa è la domanda che deve risuonare dentro e accompagnarci nelle settimane a seguire.

Nei motivi che ci frenano a frequentare quelle vie, la paura, la mancanza di cose da fare, l’indifferenza, la rassegnazione. Tutte queste cose insieme, nei decenni, hanno costruito la sconfitta più dolorosa, ovvero accettare che una piccola città di provincia possa contenere zone dove le regole del vivere ordinario siano differenti rispetto a quelle del resto della città.

Quel senso di sconfitta definitiva è stato accettato negli anni da gran parte degli amministratori. Strade dove la rassegnazione, la mancanza di una cultura di cittadinanza, ha portato a non votare alle elezioni oppure a vendere il proprio voto per un pacco alimentare o, peggio, per una banconota.

Accettare la sconfitta con la tesi che determinate persone non cambieranno mai è un pensiero comodo e assolutorio. Provare a cambiare il destino dell’Aranceto, di Viale Isonzo, vuol dire mettere in discussione tutto: fare i conti con tanta ipocrisia del presente e del passato, con il fallimento di tante azioni estemporanee e mai messe a sistema.

Esistono modelli vincenti a cui ispirarsi, uno per tutti il modello Scampia. Confrontiamoci velocemente con quelle esperienze. Rigenerazione urbana, ripristinare i giochi per i bambini prima lì che altrove, pensare a colonie estive, strutture per lo sport, iniziative pubbliche permanenti, portare pezzi di Stato. Proviamo a portarlo, sondiamo tutte le possibilità. Nessuna singola azione sarà risolutiva. Ma un atteggiamento resistente, ostinato, che fuori dai proclami e dalla ricerca di consenso lavori quotidianamente per aggiungere un mattoncino ad una visione di riscatto e di libertà”.

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