I ciclisti omaggiano il patron della Chiattinese Lagonia

Si sono svolti questo pomeriggio, nella chiesa Madonna di Porto Salvo a Marina di Catanzaro, i funerali di Raffaele Lagonia.

E’ stato un appassionato sportivo, capace di inventarsi il Gruppo Chiattinese con cui ha lanciato, seguito e formato centinaia di ciclisti.

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Il feretro è stato accompagnato da alcuni ciclisti con la storica maglietta rossa della società

Al termine della celebrazione Giuseppe Brugnano, noto sindacalista della Polizia, ciclista della Chiattinese di lungo corso dai 7 ai 19 anni e poi presidente provinciale della Federazione Ciclistica Italiana per tre mandati e da sempre “fedelissimo” di Raffaele Lagonia, ha letto questa lettera indirizzata allo scomparso:

Signor Lagonia,
se dovessi raccogliere il nastro del tempo, tutto mi sarei aspettato tranne che essere qua per salutarvi ma soprattutto per ringraziarvi.
Credo di non parlare solo a nome mio, ma ritengo di farlo a nome di tutti quei ragazzi, ex ragazzi ormai, che hanno avuto il destino di incrociarla e di essere stati catapultati su una bicicletta da bambino o da ragazzo, di vestire una maglietta ed un pantaloncino, di essere stato su una linea di partenza con il cuore che andava a mille, di aver stretto una cinghietta di una ferma punte, o aver sperato di avere una borraccia fresca in una gara infuocata d’estate, oppure rialzarsi con il sangue che usciva da un gomito o da un ginocchio dopo una caduta in discesa.

Siamo stati tanti che hanno avuto l’onore e l’onere di aver indossato, in circa 50 anni di attività, quella maglia color “rosso fiammante” della nostra Chiattinese, tanti ragazzi, ormai ex, che hanno avuto la fortuna di assaporare il gusto delle gara e la sofferenza dell’allenamento, chi è stato vittorioso, chi non lo è stato, chi ha lottato, chi ha sognato.
Oggi, tutti noi, siamo qua a salutarla e a ringraziarla.
La salutiamo con il solito rispetto che ognuno di noi ha nutrito dal primo all’ultimo momento che la vita ci ha messo di fronte l’un all’altro.
Anzi, ad onor del vero, ritengo, che anche questa volta Signor Lagonia avete scelto il momento buono per andare in fuga, in fuga questa volta verso al Cielo, intuendo il momento buono per farlo.

Avete lasciato il gruppo, il vostro gruppo, come se fosse stato tutto calcolato con il solito cronometro in mano, addirittura il giorno dopo della laurea dell’amato nipote che porta il vostro stesso nome e, paradossalmente, siamo oggi qua alla vigilia del quarantesimo anniversario di una delle vittorie epiche del ciclismo calabrese, quel tricolore vinto nel velodromo di Pordenone.

Tutto calcolato, potremmo pensare, come vostra consuetudine in ogni gara o in ogni allenamento, credo che nessuno potrà dimenticare i colpi di clacson dell’ammiraglia che avevano un chiaro significato che solo i ragazzi della Chiattinese potevano capire.

Vi salutiamo con i ricordi, ognuno nella propria mente e nel proprio cuore, i ricordi che partono da lontano di cui ci avete sempre parlato e che abbiamo vissuto, da quella tragedia all’ingresso di Soverato dove perse la vita Angelo Falcone, che sicuramente rivedrete lassù e tornerete ad allenare.
I ricordi di quel ricco palmares che orgogliosamente sventolavate ai quattro venti con le tante vittorie di cui andavate fiero, con una sfilza di vittorie tra campionati regionali, titoli interregionali, il campionato italiano di Enzo, le vittorie di Antonino e di tutti gli altri.
Grazie per tutto ciò che avete fatto, grazie per averci trasmesso quella passione – senza limiti la vostra – per il ciclismo, grazie per essere stato il nostro direttore sportivo, il nostro allenatore, il
nostro presidente, grazie per essere stato un nostro punto di riferimento in quell’età in cui tutti i nostri coetanei giocavano a pallone mentre noi eravamo sulla nostra bicicletta.

Grazie per essere stato un secondo padre, di generazione in generazione, per averci insegnato che il ciclismo non è uno sport come gli altri, ma uno sport che poi diventa una palestra di vita così com’è stato.
Signor Lagonia, siete stato voi la nostra palestra di vita.
Abbiamo imparato, con i vostri insegnamenti, che la vita non è facile, che la strada migliore per raggiungere il risultato è il sacrificio e noi di questi insegnamenti ne abbiamo fatto un tesoro che ci portiamo dietro.

E sui sacrifici fatti chi più di voi, signor Lagonia, è testimonianza diretta.
Nessun risultato sarebbe arrivato se non ci fosse stata la vostra tenacia e la forza determinazione, nessun ciclista della Chiattinese avrebbe tagliato un traguardo a braccia alzate, vinto un gran premio della montagna o conquistato un secondo, un terzo o un quarto posto.
Nulla di ciò sarebbe accaduto se non ci fosse stato il vostro sacrificio nel mettersi in macchina, per macinare chilometri in allenamenti o gare.
Senza tutto ciò non si sarebbe scritta questa lunga pagina di storia del ciclismo calabrese.

Un sacrificio condiviso con la famiglia e con la persona più vicina a voi in questo lungo percorso, vostra moglie.
Signor Lagonia, inutile dire che ci mancherete, inutile dire che nulla sarà più come prima, inutile dire che non sarà più la stessa Chiattinese, è un dato di fatto siete insostituibile.

Non so se rivedremo bambini e ragazzi in questa città sopra una bicicletta da corsa, quei bambini e quei ragazzi che potranno sognare, com’era stato un tempo, di diventare i campioni del pedale;

Se ci sarà nuovamente un Direttore Sportivo che organizzerà gare in questa città con la speranza di trovare un domani un talento da poter sperare che possa diventare un professionista.

E non so se tutto quello che ci è stato possa essere minimamente emulato.
So, invece, che ve ne siete andato trasmettendoci in quelle ultime chiacchierate, che a tanti potevano forse sembrare senza senso, un mare di responsabilità e di aspettative affinché questa nostra grande passione, che è il ciclismo, si concretizzi in un legame umano indissolubile.

Grazie di tutto, arrivederci signor Lagonia, noi continuiamo a pedalare.
Giuseppe Brugnano

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