Nessuna truffa: somme restituite a giovani imprenditori agricoli

Nessuna “Truffa alla Regione”. E i giovani imprenditori non erano “finti”. Il Tribunale di Catanzaro ha revocato il sequestro di 500mila euro disposto alle Aziende agricole Leuzzi e Muraca.
Accolte le tesi dei difensori, gli avvocati Francesco Iacopino, Gregorio Ferrari e Frank Mario Santacroce.

Il Tribunale del riesame di Catanzaro, a scioglimento della riserva assunta all’Udienza di ieri, ha disposto la revoca del sequestro preventivo, per complessivi 500.000 euro, disposto nei confronti di Nicola Leuzzi e Giuseppe Leuzzi, difesi da Francesco Iacopino, nonché di Ivan Muraca e Antonio Muraca, difesi da Gregorio Ferrari e Frank Mario Santacroce.

Il sequestro era stato operato a fine maggio dal GIP sul presupposto che gli indagati avrebbero percepito indebitamente aiuti comunitari erogati dalla Regione Calabria, destinati a finanziare l’avviamento di nuove aziende agricole per sostenere il ricambio generazionale nel comparto primario, attraverso il sostegno all’inserimento di nuovi giovani agricoltori professionalizzati.
Nel mirino erano finiti Nicola Leuzzi e Ivan Muraca, entrambi titolari di un’azienda agricola e studenti, oltre a due loro familiari, Giuseppe Leuzzi e Antonio Muraca.

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In particolare, si era ipotizzato che, al di là del formale avvio dell’attività agricola, i giovani beneficiari delle sovvenzioni non fossero in realtà “agricoltori attivi”, ma studenti universitari fuori sede, in quanto le imprese erano concretamente gestite dai rispettivi familiari compiacenti.
Avverso il provvedimento del GIP e la ricostruzione della vicenda operata dall’accusa, gli indagati hanno presentato riesame, per contestare fermamente la lettura dei fatti per come posta a base del provvedimento ablativo.

In particolare, gli avvocati Iacopino, Ferrari e Santacroce hanno presentato riesame al Tribunale e, davanti al Collegio, dopo una articolata discussione, hanno depositato memorie e consulenze tecniche, oltre a una corposa produzione documentale, chiedendo di sentire i loro assistiti  per escludere la benché minima attività truffaldina e affermare la correttezza del loro operato e la serietà della loro iniziativa imprenditoriale.

Tesi difensiva che ha convinto il Tribunale, dal momento che, all’esito della camera di consiglio,  ha disposto la revoca del sequestro e la restituzione dei beni per oltre 500.000 euro complessivi.

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