A 4 anni dall’omicidio di Gregorio Mezzatesta il toccante ricordo della figlia

Il dipendente delle FdC fu ucciso a Catanzaro. A luglio la sentenza del presunto assassino, Marco Gallo

“Sono passati quattro anni da quella terribile mattina in cui una telefonata stravolse completamente la nostra vita. Qualcuno aveva deciso che toccava a te, a noi, pagare per le colpe di altri. Quattro anni durante i quali, senza di te, abbiamo cercato di sopravvivere perché non avessero anche la soddisfazione di vederci crollare. I momenti duri sono e saranno tanti ma lottiamo solo per te, affinché tu possa continuare a sorridere e vivere attraverso noi”. A scrivere è la figlia di Gregorio Mezzatesta, Giuseppina. Il padre, dipendente delle Ferrovie della Calabria, fu ucciso a Catanzaro in via Milano la mattina del 24 giugno 2017. Le accuse caddero da subito su Marco Gallo, la cui sentenza è attesa a luglio.

IL TESTO

“Nel frattempo – scrive – viviamo anche nella speranza di avere la giustizia che meriti, in un’aula in cui ascoltiamo fiumi di parole ma riusciamo a sentire solo il dolore e l’inumanità di chi si è arrogato il diritto di toglierti la vita. Quello che pesa più di tutto – aggiunge la figlia di Gregorio Mezzatesta, che era anche fratello di Domenico, l’uomo che nel gennaio del 2013 con il figlio Giovanni si rese responsabile del duplice omicidio avvenuto in un bar a Decollatura – è la sensazione di impotenza perché vorrei urlare al mondo chi eri e cosa ti hanno fatto, vorrei che tutti si ribellassero, vorrei che non facessero finta di nulla ma, ahinoi, omertà e ipocrisia sono le uniche cose che vedo!

Vorrei poterti dare giustizia, ma poi che cosa vuol dire? Cosa può esistere al mondo di concreto o astratto che possa essere solo paragonabile all’averti ancora accanto? Dopo quattro anni in cui il cuore non batte più allo stesso modo e le lacrime non si fermano, cerco di convincermi che l’unico modo per andare avanti è quello di renderti orgoglioso di noi e di vedere dei sorrisi sui nostri volti perché eravamo la tua unica ragione di vita”.

“Ma permane tuttora – conclude Giuseppina Mezzatesta – l’incapacità di realizzare che non ci sei più e, ancora oggi, nei miei sogni ritorni e con il tuo sorriso mi dici che hai risolto tutto, poi, però, mi sveglio e cerco di convivere con la rabbia e l’angoscia che solo chi ha vissuto un dramma simile può capire. Qualche giorno fa ripensavo al tuo film preferito, Il Gladiatore, a quanto odiavi le ingiustizie ed a come nei sei rimasto vittima, ascolto la colonna sonora e ripenso alla frase più celebre adattandola al nostro modo di vedere… e avrò la mia giustizia in questa vita o nell’altra! Aspettando – afferma infine – di poterti anche noi riabbracciare tra i campi elisi”.

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