Condannato e detenuto in carcere per errore.
E’ la vicenda che vede protagonista un operaio trentenne di Catanzaro, G.B., accusato di truffa e condannato ad un anno e 11 mesi di reclusione dal Tribunale di Asti.
I carabinieri avevano arrestato l’operaio in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dopo la condanna ed ha trascorso un periodo di detenzione di dieci giorni in isolamento, per via della quarantena a causa del Covid, nel carcere di Catanzaro.
I suoi legali, gli avvocati Ottavio Porto e Francesco Trasimeni, hanno svolto indagini difensive scoprendo che in realtà G.B. faceva parte a sua insaputa in una truffa informatica messa in atto da alcune persone in possesso dei suoi documenti d’identità rubatigli.
A questo si aggiunge che G.B. era del tutto ignaro del procedimento penale avviato nei suoi confronti e della successiva condanna inflitta perché le relative notifiche avevano raggiunto un indirizzo sbagliato. Da qui la presentazione di un’istanza dei legali di G.B. per chiedere l’annullamento della condanna e la scarcerazione.
La Corte d’appello di Torino ha accolto l’istanza e per l’operaio calabrese si sono riaperte le porte della libertà
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